domenica 25 gennaio 2009

erre tre (dal riccardo III di william shakespeare)


È il tentativo di studiare il consunto testo scecspiriano adottando il linguaggio teatrale dell’animazione di burattini. La struttura drammaturgica stessa del teatro elisabettiano mi suggerisce di costruire una tragedia per burattini. Il personaggio di Riccardo non chiede altro che d’essere usato come burattino: la figura stessa di Riccardo proviene dal personaggio del “Vizio” delle rappresentazioni morali pre e co-scespiriane dove detto personaggio allegorico era impersonato dal buffone della compagnia. Il Riccardo non è umano, ma le sue pulsioni al potere sono dell’uomo, umane sono la sua crudeltà e la solitudine in cui gioca la sua partita, dolorosamente umana è la sua sconfitta. Prendendo vita nel corpo del burattino, Riccardo torna alla sua dimora originaria, quella sottile linea d’ombra che separa e congiunge il tragico e il grottesco.

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