martedì 20 gennaio 2009

recensione di Valeria Ottolenghi


recensione di Valeria Ottolenghi pubblicato mercoledì 14 marzo 2007, nella pagina degli spettacoli, rubrica “Prime del Teatro” della Gazzetta di Parma

TRA BURATTINI E BURATTINAIO:
LA “LEGGEREZZA” DI UMBERTO FABI
VALE ANCHE PER RICCARDO III

Grande sempre il fascino di Shakespeare! Dopo aver affrontato in scena, accompagnato in quella occasione dalla musica con più chitarre di Paolo Schianchi, il “Macbeth”, testo notturno, incubo d’insonnia e sangue, Umberto Fabi ha messo ora in gioco la sua maestria non solo d’interprete ma anche di burattinaio con un'altra opera buia, catene di delitti per la conquista della corona: “Riccardo III”!
Ma la cifra stilistica di Fabi è sempre la leggerezza – e qui in particolare, con i personaggi teste scolpite “a dito” infilate nell’indice, la mano come corpo espressivo, “nudo”, senza alcuna stoffa a comporre costumi, continuo si rivela il gioco teatrale ironico, fresco, ricco di trovate, scorrendo tutto come un insieme di gioiose, ammiccanti soluzioni ad alto grado di teatralità.
E se la tragedia incalza, con uccisioni che si susseguono affannose, ben definito il progetto per giungere al trono, a guidare le azioni – così delittuose! – pare essere innanzi tutto il divertimento, il racconto sintetizzato in meno di un’ora con il piacere di tante sorprese.
Molto piccola la baracca, una cornice a definire lo spazio dentro cui muovere i personaggi, lì dove apparirà, nella parte finale, lo stesso Fabi, come si guardasse allo specchio, divenuto lui protagonista, ultimo gesto il coltello alla gola: ai saluti capovolta la testa burattina del terribile Riccardo III.
(…) “Erre Tre” che inizia proprio con uno dei più famosi incipit shakespeariani: “Ora l’inverno del nostro scontento si è fatto estate al bel sole di York…”
ma poi tutto verrà compresso, i dialoghi veloci, a tratti anche dei cartelli per evidenziare presenze al plurale, “parenti” per esempio.
Clarence è turbato: lo stanno portando alla torre. Cerca conforto nel fratello, non sapendo che è proprio lui la causa della sua prigionia – e poi del suo assassinio.
Umberto Fabi mostra particolari abilità nell’animare le sue creature, spesso le dita mobili come mani che chiedono o pregano… o pugnalano! E viene cortegiata Anna. E si sussurra e si cospira. Con voci che mutano, anche di canto. Una grande piacevolezza d’insieme. Con ammirazione intorno e molti applausi.

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